Spettacoli: "Ultimo giorno", sala Bartoli - Politeama Rossetti

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Domenica 21 febbraio 2010,  ore 17.00 - Sala Bartoli del Teatro Rossetti - Trieste
 

ULTIMO GIORNO
di Dario Tomasello
Regia di Antonio Calenda
con: Maurizio Marchetti, Maria Serrao, Angelo Campolo.
Alla fisarmonica Orazio Corsaro
 


Il costo del biglietto di cortesia, sarà sostenuto dall'Associazione Culturale Amici del Caffè Gambrinus, per i soci e i simpatizzanti.
 
Lo spettacolo è pervaso di una possente forza metaforica. Antonio Calenda lo mette in scena toccando alcuni dei temi più inquietanti della nostra contemporaneità: il fondamentalismo, la diffidenza verso l’“altro”… la paura, appunto, che ormai domina più di quanto ci sembri, le nostre vite. Ombre che ci attanagliano e su cui è sempre più urgente riflettere e approfondire: ne è pienamente convinto Dario Tomasello, il giovane autore messinese che ha catturato l’interesse di Calenda e sollecitato la sua intuizione registica. «Ho immaginato che tutta la vicenda si svolgesse in un cupo crepuscolo (forse una metafora dell’occidente?) e che proprio ciò che riconosciamo, inopportunamente, come estraneo dovesse testimoniare in modo gentile una parola di speranza in mezzo alle macerie crescenti». Così Dario Tomasello introduce Ultimo giorno: "Lo spettacolo - spiega - mette in scena, nel cuore della nostra Europa, il ménage apparentemente sereno di un professore curdo alle soglie della pensione, Mustafa Yrmez, e della sua giovane moglie, Amina. In realtà, al fondo di una routine abitudinaria e stanca preme la tragedia del figlio diciottenne Ahmet, lasciatosi esplodere come kamikaze su una nave da crociera". La dolente quotidianità della coppia viene scossa dall’apparizione di un misterioso studente fuoricorso, Angelo Finale, che si presenta in modo innocuo e curioso, proprio nel giorno dell’anniversario dell’attentato alle Twin Towers di New York. Ad Amina incute angoscia, ma è il professore che egli vuole: lo troverà al tavolino di un bar.
La radio trasmette la notizia di un attentato… una scintilla che accende il confronto fra i due: alla pacatezza del professore si oppone il violento fondamentalismo del giovane che si sente un martire, s’incendia in discorsi retorici simili a quelli pronunciati dal figlio kamikaze di Yrmez… E a nulla vale l’indifferenza dell’anziano, diviso fra un anelito di ribellione e il disincanto di chi già una volta non ha potuto distogliere qualcuno dai suoi folli propositi. Angelo Finale però ha bisogno di farlo tremare davanti allo zainetto carico di esplosivi, di togliergli col terrore la dignità. Sarà questa a vincere: la semplice dignità umana del professore, più forte della violenza, del cieco estremismo, della paura.
 
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